Il Sole 24 Ore, 12 febbraio 2015, Voglia d’Europa e vere cause del conflitto, di Ugo Tramballi

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Ogni guerra ha il suo arciduca assassinato o una Elena rapita che
semplifichi le cause del suo scoppio. Quella ucraina ha l’Accordo di
associazione con l’Unione europea.
A Est e a Ovest dei combattimenti, per molti è questa la vera ragione
del conflitto. È su questa che i teorici della cospirazione hanno
costruito la loro narrativa.
Una narrativa che divide verticalmente torti e ragioni. E sarebbe per
questa che sono morte fino ad ora quasi 6mila persone.

La storia del conflitto ucraino è più complessa. Gli accordi di
associazione sono figli della Politica europea di Vicinato (Pev),
creata nel 2004. L’obiettivo non era la distruzione della Russia ma
avviare un legame economico e politico con i Paesi che sono attorno
alla Ue: con l’Ucraina c’erano altri 15 Paesi dell’Est, del Medio e
Vicino Oriente. Era previsto anche un dialogo con la Russia. Gli
europei che contano (Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia)
compresero i potenziali rischi di quella politica applicata alla sfera
geografica che fu un tempo Unione Sovietica. Per molte buone ragioni i
rapporti con la Russia contavano più di quelli con Ucraina o
Bielorussia.

Per questa ragione, appena approvata, la Pev fu lasciata alla
Commissione europea che ebbe un approccio più tecnocratico che
politico. Fu questo, probabilmente, il grave errore dei Paesi guida
della Ue: lasciare che ci pensassero i burocrati. Fino a quando del
Vicinato non si impossessarono i Paesi orientali della Ue, anti russi:
Polonia, Baltici, Finlandia, Svezia. Sarebbe tuttavia corretto
chiedersi come mai più i Paesi sono geograficamente vicini alla Russia,
più le sono ostili. La storia darebbe qualche valida spiegazione.
Questo è il quadro che porta la Ue a dare vita e contenuti al suo
Accordo di associazione con l’Ucraina, in fondo al cui lungo cammino la
piena adesione all’Unione è prevista ma non obbligatoria. La firma era
fissata al vertice europeo di Vilnius, fine novembre 2013. La Russia
reagisce prendendo atto. Ma, dopo alcune difficoltà nel parlamento
ucraino, il presidente Victor Yanukovich annuncia di volerli
abbandonare. Certo per il bene dell’Ucraina, il 17 dicembre Vladimir
Putin offre 15 miliardi di dollari e gas a prezzi stracciati.

Tutti capiscono il messaggio. Pragmaticamente l’Unione europea
considera persa l’Ucraina, posto che la maggioranza dei Paesi membri ne
avessero mai voluto l’adesione. Gli Stati Uniti di Barack Obama non
hanno mai considerato l’Ucraina strategicamente importante, certo non
più della Russia. Diversamente da Bill Clinton, Obama era più simile a
George H. Bush che il primo agosto 1991 andò a Kiev a implorare gli
ucraini di non uscire dall’Unione Sovietica alla vigilia del loro
referendum sull’indipendenza. Il discorso, rimasto famoso col nome di
“Chicken Kiev”, fu scritto da Condoleezza Rice, allora capo del desk
russo alla Casa Bianca. Non tutti gli americani erano dei dottor
Stranamore.

Ma accade qualcosa che il realismo della politica non aveva previsto.
Il 19 gennaio 2014 migliaia di ucraini scendono in piazza Maidan a
protestare contro Yanukovich e a invocare l’Europa; il 22 ci sono i
primi due morti; nei giorni successivi sono occupati gli edifici
governativi. La protesta si estende in tutto il Paese, anche nell’Est a
maggioranza russa. Il 20 febbraio Maidan diventa un campo di battaglia
con 77 morti, il 21 Yanukovich fugge. E Vladimir Putin? Osserva: a
Sochi ci sono le Olimpiadi invernali, la sua prima vera vetrina davanti
al mondo. Ma il 23 febbraio, lo stesso giorno in cui partono anche gli
ultimi pattinatori – una coincidenza – a Sebastopoli la gente scende in
piazza a chiedere l’indipendenza della Crimea; il 26 occupa gli edifici
governativi e neanche un mese più tardi la penisola annuncia il ritorno
alla Russia. Nel frattempo, il primo marzo, erano scesi in strada anche
i separatisti di Lugansk e Donetsk. Dopo quasi 6mila morti, sono ancora lì.

Perché si è arrivati a questo e Putin ora è più un nemico che il
partner commerciale e geopolitico d’un tempo? Forse, come sostengono i
teorici del complotto, la Ue voleva annettere l’Ucraina e gli Usa
distruggere la Russia. Forse il regista è stato Putin che voleva
ricreare una Velikaja Rossia, un’ennesima grande Urss/Russia.

Quali fossero le forze che hanno spinto gli ucraini in piazza Maidan,
l’Europa non poteva ignorare che in mezzo alla sua crisi economica,
monetaria e identitaria, centinaia di migliaia di “altri” la
invocassero e la desiderassero. Alla fine l’Accordo di associazione con
la Ue, è stato firmato da Poroshenko il 25 maggio ed entrerà in vigore nel 2016.

Ma non è stata questa la Sarajevo dell’Ucraina. È l’Ucraina stessa:
nazione irrisolta, conseguenza più drammatica fra le repubbliche ex
sovietiche della dissoluzione dell’Urss.