La Repubblica, 16 maggio 2020 – Gli aiuti europei. Il piano Marshall esiste già, Andrea Bonanni

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La Repubblica, 16/05/2020

Gli aiuti europei. Il piano Marshall esiste già

Andrea Bonanni

Quando il cancelliere austriaco Kurz dice che l’Italia «non sarebbe in grado di gestire la situazione del suo debito pubblico senza l’aiuto dell’Ue» ( Bloomberg ), illustra una verità molto scomoda ma innegabile. Oggi l’Italia non si reggerebbe senza i numerosi salvagente che ci sono stati lanciati dall’Europa. È una realtà che, per motivi diversi, il mondo politico italiano non riesce ad accettare. La destra anti europea di Salvini e Meloni ha bisogno di continuare a dipingere un’Europa ostile, avara e ingiusta: ammettere che il nostro Paese e le sue speranze di ripresa si reggono sugli aiuti europei equivarrebbe a un suicidio politico. Il M5S è come sempre indeciso e si dilania sul ridicolo interrogativo se accettare o meno i prestiti del Mes, che ci farebbero risparmiare 7 miliardi di interessi. Perfino il Pd, per malriposto orgoglio di Patria e di governo, esita ad ammettere che senza l’Europa oggi l’Italia sarebbe in bancarotta a causa del Covid.

Eppure questa è la fredda realtà dei fatti. Senza il Quantitative easing di Draghi e il programma straordinario di acquisti asimmetrici di

Lagarde, senza la possibilità di accedere ai prestiti del Mes, senza i crediti agevolati della Bei e senza la prospettiva di un Recovery fund europeo per aiutarci a rilanciare l’economia, il nostro debito pubblico non sarebbe sostenibile solo dai mercati, o lo sarebbe a un prezzo inaccettabile. Questo non è soltanto un dato economico, ma anche un dato politico che è controproducente continuare a ignorare. I nuovi Gattopardi che monotonamente chiedono “un piano Marshall” a favore dell’Italia, per poi lamentare l’assenza dell’Europa, non vogliono vedere che il piano Marshall è già stato lanciato e che «senza l’aiuto della Ue», come dice Kurz, Italia e Spagna sarebbero probabilmente avviate al default. Ma dovrebbero anche ricordarsi che il piano Marshall lanciato dagli Stati Uniti nel ’47 disegnò i nuovi equilibri politici dell’Europa e dell’Italia ponendo le basi di quell’Occidente che ha garantito la democrazia e il benessere per oltre settant’anni. Non solo la mappa dei Paesi che beneficiarono dei finanziamenti americani finì per ricalcare la divisione dell’Europa da parte della “cortina di ferro” sovietica, con i satelliti di Mosca costretti a rifiutare l’aiuto finanziario. Anche in Italia la consapevolezza popolare della solidarietà dimostrata dagli americani contribuì in modo determinante all’esito delle elezioni del ’48, che ancorarono per sempre l’Italia all’Occidente. Se De Gasperi si fosse vergognato di quegli aiuti e non ne avesse fatto invece un motivo di orgoglio, l’esito di quel voto cruciale avrebbe potuto essere diverso.

Oggi, naturalmente, non ci sono le stesse condizioni del Dopoguerra. Non c’è una potenza vincitrice di un conflitto, non c’è un Paese in macerie e non c’è una responsabilità oggettiva dell’Italia nella catastrofe del Covid. A parte la brutalità di Kurz, gli altri governi europei evitano per amicizia e buona educazione di ricordare in pubblico in modo esplicito quanto sia essenziale per noi l’aiuto dell’Europa. Ma proprio per questo dovremmo essere noi i primi a rendercene conto e a ricordarlo. Anche se i soldi europei stanno arrivando e continueranno ad arrivare senza condizioni esplicite, non possiamo far finta di ignorare il salvagente che ci tiene a galla ed evitare di trarne le conseguenze politiche.

Rispondendo davanti al Bundestag sulla sentenza anti Bce della Corte costituzionale tedesca, Angela Merkel ha citato Delors quando disse che «l’Unione monetaria non basta, dobbiamo arrivare all’Unione politica».

L’aiuto europeo che sta tenendo a galla l’Italia e la Spagna si inserisce in questo processo, come il Piano Marshall mise le basi per la creazione della Nato e della Cee. La politica italiana dovrebbe capirlo e cogliere questa opportunità al volo, come fece allora Alcide De Gasperi. Se solo oggi ce ne fosse uno.